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Sequals e Primo Carnera

Alcuni paesi devono la loro fama ad una persona, tra questi c’è Sequals. Il nome è gia noto agli appassionati della boxe poichè esso ha dato i natali al pugile Primo Carnera, il quale è tuttora seppellito nel cimitero locale. A testimonianza del legame tra Carnera e la sua terra natale rimane oggi la splendida villa con giardinofatta edificare dal campione friulano negli anni Trenta. In stile libery, tipico del periodo fascista, e con influenze avanguardiste del progettista Mariano Pittana. Il comune rilevò la villa qualche anno fa per ristrutturarla farne un museo, ora in mano ad un gruppo di volontari. All’interno potrete ammirare vari cimeli, fotografie e documenti riguardanti il grande campione, inoltro è possobile visitare la palestra privata del campione friulano, dove è conservato anche un paio di guantoni appartenuto a Muhammad Alì. E’ esposto anche un ciclo di opere a fresco dell’artista Giuseppe Barazzutti.

Il gigante dai piedi d’argilla

Primo Carnera è un personaggio estremamente importante nella storia dello sport nostrano essendo il più grande pugile italiano del Novecento. Nato il 25 ottobre del 1906, il “gigante dai piedi d’argilla”, come venne battezzato a causa della sua triste parabola discendente, Carnera è stato il primo pugile italiano a conquistare il titolo mondiale dei massimi.

Egli spopolò non solo nella sua terra natia, ma anche in terra americana dove intimoriva i suoi avversari già con la sua altezza che superava i due metri ed un peso intorno ai 120 kg. Era l’orgoglio itaiano per il pugilato ma fu fomentato anche come modello di italiano dal regime fascista.

Emigrato da Sequal all’età di 18 anni, si trasferisce vicino Le Mans dai parenti francesi. Intraprenderà una scalata al successo incarnado il sogno di ogni italiano, non priva di fatiche e sacrifici. L’immagine di “duro” costruita attorno a lui, contrasta con l’anma gentile che portava dentro, dimostrata dalla Fondazione Carnera.

La giovinezza in Francia, e la spinta dello zio che lo ospitava, faranno si che lui lasci il suo sogno di una vita tranquilla da falegname e intraprenda la carriera sportiva agonistica.

Non ci mette molto a mettersi in mostra l’enorme Primo Carnera che, dall’incontro iniziale, dimostra le sue doti massarando un dilettante locale. Le tappe della sua faticosa carriera si aprono con il dramma di Ernie Schaaf, morto dopo il match il 10 febbraio del 1933; seguono la sfida con Uzcudum a Roma (1933) nel momento di massimo trionfo del fascismo, per concludersi con l’exploit della sua vita, il successo per K.O. a New York su Jack Sharkey  alla sesta ripresa. La notte del 26 giugno 1933 Carnera diventò campione del mondo dei pesi massimi di pugilato; ed era dal 1914 che un incontro valido per il mondiale dei massimi non si disputava in Europa.

Mussolini lo sfruttò come modello di italianità e di propaganda. Trasformò l’incontro in una rampa di lancio per il regime tanto che assistette in tribuna. Piazza di Siena, il salotto dell’equitazione, fu trasformato in una grande ring che accolse settantamila persone.

La notorietà lo porta anche a fare guadagni attraverso la pubblicità. Sponsorizzerà il Pint e mes, la Necchi, e i pordenonesissimi prodotti dell’elettronica domestica di Zanussi.

Nonostante la fama rimane l’umile e spontaneo Primo di quando era giovane.

Come a tutti i famosi succede arriva il declino perdendo in maniera rovinosa contro Max Baer, nonostante nel 1937  il regime lo difese per una sconfitta per KO a Budapest contro il rumeno Joseph Zupan la quale venne trasformata dai giornali italiani in brillante vittoria.

Primo Carnera fu talmente un mito che la sua storia venne disegnata in una serie di fumetti e venne rappresentata in diversi film tra cui “L’idolo delle donne” (1933) con Myrna Loy, Jack Dempsey e lo stesso Max Baer e “La corona di ferro” (1941), con Gino Cervi, Massimo Girotti, Luisa Ferida, Osvaldo Valenti e Paolo Stoppa.

Fece scalpore il film “Il colosso d’argilla” nel 1956 con Humphrey Bogart, nel quale si ipotizzò combine dietro gli incontri vinti, accuse che il pugile respinse sempre.

Primo Carnera morì a Sequals, in Friuli, il 29 giugno del 1967.

E’ importante anche smentire il luogo comune che vede Carnera uomo rozzo e dotato di soli muscoli. In realtà questo gigante dal cuore d’oro conosceva la Lirica e, da buon appassionato di poesia, era in grado di recitare a memoria interi versi del prediletto Dante Alighieri.

Nel 2008 è stato presentato al Madison Square Garden di New York il film biografico “Carnera: The Walking Mountain” (dell’italiano Renzo Martinelli); nell’occasione la figlia del campione Giovanna Maria, che svolge la professione di psicologa negli Stati Uniti, circa la vita del padre ha avuto modo di raccontare: “…ci ha trasmesso la dedizione e la cura verso gli altri. Ci ha insegnato che nessuno rimane in cima per sempre e che il vero carattere di una persona si giudica da come affronta la discesa. Era un uomo dolcissimo e tenero. So che il regime fascista lo elesse a icona, ma la verità è che il regime usò mio padre, come usava ogni sportivo di quei tempi. Papà non è mai stato fascista e non apparteneva a nessun partito politico. Adoravo mio padre, ero rapita dal suo coraggio e dalla sua forza, sia fisica sia spirituale. Amava la letteratura classica, l’arte e l’opera. Cercava sempre di migliorarsi e ha voluto fortemente che mio fratello e io studiassimo. Quando mi sono diplomata a Los Angeles, si trovava in Australia e mi ha mandato un telegramma e un mazzo di rose rosse, scusandosi di non poter essere con me. Mentre ricevevo il mio diploma, ho cercato mia mamma seduta in prima fila e vicino a lei c’era mio padre. Aveva fatto il viaggio dall’Australia a Los Angeles per assistere alla cerimonia. Poi ripartì quella sera stessa“.